Quando un polistrumentista apprezzatissimo in Italia, nonché produttore e abilissimo a lavorare in studio, decide di trasformare la sua casa in uno studio di registrazione diffuso, tutto può accadere. Questione anche di filosofia di vita.
Valerio Carboni è da tempo sulla scena musicale professionale, grazie alle sue eccellenti doti di musicista polistrumentista che gli hanno aperto le porte delle produzioni più importanti.Valerio non è solo un fine musicista: fin dall'adolescenza era nel turbine della tecnologia per registrare, tra microfoni, primi effetti e primi computer con scheda audio. Il suo punto di vista attraversa gli anni e si sposa anche con il suo modo di vivere la musica, respirata ogni secondo, che ha portato a un concetto diverso di studio di registrazione, adattato al suo stile di vita e soprattutto integrato come fosse un'estensione naturale dell'ambiente domestico.
Luca Pilla Iniziamo con il dire che sei un famoso e bravissimo polistrumentista, molto richiesto anche in produzione. Qual è stato il tuo percorso dai primi elementi di registrazione fino alle porte del tuo nuovo studio?
Valerio Carboni Fin da piccolo ho sempre avuto due passioni che mi hanno accompagnato: la musica e l’informatica. Ho studiato pianoforte al Conservatorio e Ingegneria Informatica all’università, e già da quando avevo 16 anni, in una piccola cantina/bunker adibita a studio di registrazione ho iniziato a fare le prime registrazioni con microfoni di fortuna, computer lentissimi e software di base. Piano piano la passione e l’esperienza mi hanno portato a crescere passo dopo passo: dai primi gruppi musicali di amici che registravo, alle mie prime band, dove suonavo e cantavo, fino ad adesso, dove lavoro come autore e compositore per Warner Chappell e produco i big della musica, il mio percorso è stato progressivo e costante. Computer sempre più efficienti, software e outboard sempre più evoluti, piccoli project studio che diventano sempre più grandi e importanti, cambiando qualche volta location. Cerco di imparare qualcosa ogni giorno, studio molto il mio lavoro perché sono un appassionato (diciamo pure un NERD!) e mi piace tantissimo legare la musica come pura forma d’arte alla tecnologia.
LP Quando hai cominciato a interessarti di registrazione e, in questi anni, quali sono stati i momenti più importanti per migliorare la qualità delle tue registrazioni? Ricordi in particolare qualche microfono, outboard, convertitore o software che ti hanno aiutato molto ad avere un suono professionale?
VC Ho iniziato con un Pentium II con Cakewalk, un expander Yamaha e una scheda Soundblaster, con un paio di microfoni Shure 57 e 58. Il progresso è stato costante, lento e inesorabile. Ricordo, come importanti step evolutivi, il primo AKG 414 a condensatore che mi ha fatto sentire la differenza rispetto ai dinamici o ai condensatori molto economici che avevo. Il passaggio da schede sonore mediocri a MOTU 828 prima e Universal Audio Apollo poi. Il mio primo bel pre (la Channel Strip di API), per poi arrivare alla catena che ho ora, che parte da microfoni a condensatore importanti (come il mio Gefell Microtech UM92.1M) a convertitori altrettanto buoni, come il Burl Bomber B2. La differenza si sente. Anche il passaggio dalle mie prime casse Dynaudio a Genelec, per arrivare alle ultime Genelec 8341AP con subwoofer, hanno fatto sentire la differenza.
Infine, la costruzione di uno studio come si deve…insomma, ora posso dire di essere felice!
LP Arrivando ai giorni nostri, quale DAW preferisci usare per cosa?
VC da quando ho 18 anni uso Steinberg Cubase, e ancora lo sto facendo, con molta soddisfazione. Penso che il discorso DAW al giorno d’oggi sia un po’ superato. La migliore DAW è quella con la quale riesci a lavorare in maniera più veloce ed efficiente. Capisco venti anni fa, quando col pacchetto Pro Tools avevi un software all’avanguardia, schede sonore e convertitori professionali, e plug-in di ottimo livello. Ma al giorno d’oggi i software si sono evoluti tantissimo, i plug-in di terze parti (e anche quelli di Cubase!) suonano molto bene, e le latenze basse ormai sono gestibilissime. I computer di oggi poi, sono in grado di gestire tantissime risorse: il mio ultimo MacBook Pro con processore M1-Pro in questo senso è micidiale. Non mi sarei mai aspettato una potenza tale da un portatile!
Per ritornare su Cubase, ho più di venti anni di esperienza su questo software, mi sento molto veloce e tutto ormai viene naturale. Penso che l’esperienza su una DAW sia molto più importante che la scelta della DAW stessa.
LP Lungo tutti questi anni il modo di lavorare nel tuo studio si sarà modificato: quali elementi hai perso per strada, perché superati, e quali invece si sono rivelati essenziali arrivando ai giorni nostri?
VC Non credo di aver lasciato niente per strada, ogni cosa è stata bagaglio di esperienza. Più che altro, piano piano, lasci da parte elementi di qualità inferiore per fare spazio a nuovi elementi di qualità superiore: microfoni, cavi, pre, calcolatori, convertitori, schede sonore, monitor audio, superfici di controllo, tutto è atto a migliorare.
E’ da quando sono piccolo che mixo sempre ITB, ho avuto (e ho ancora) collaboratori con i quali lavoro con sommatori etc…Però mi sono sempre trovato bene così, per cui da questo punto di vista non ho cambiato tanto. Certo che i software ed i plug-in odierni da quel lato ti avvantaggiano molto.
LP Mentre il tuo lavoro come musicista professionista decolla, il desiderio di lavorare in studio non si ferma ma lo vivi in maniera differente. Dal punto di vista creativo, quali sono le differenze tra il lavorare in uno studio di terzi e pensare a un'ambiente dedicato solo al tuo modo di lavorare?
VC E’ un approccio mentale completamente diverso. Sono un grande fan della collaborazione tra parti, ma sono altrettanto fan della pace di casa propria. Il mio studio è immerso nel verde, in una strada chiusa in salita molto isolata. Al piano di sopra vivo. Sapere di potersi svegliare con calma, fare un piano di scale, e ritrovarsi a lavorare solitari ed in tranquillità, per certi versi è impagabile.
Poi, il conto terzi è sempre gran parte del tuo lavoro. Ma io ormai lo vedo più come “vieni a casa mia, facciamo due chiacchiere e nel frattempo lavoriamo e facciamo un disco”.
LP Voglio approfondire il tuo pensiero: abbiamo visto nascere gli home recording, progredire in project studio e poi studi di registrazione veri e propri. Nel tuo caso, invece, lo studio è integrato nell'esperienza domestica, non è solo una estensione della casa. Trovo che sia un approccio olistico, dove trionfa l'arte del musicista. Quali accorgimenti hai richiesto per realizzare questo progetto?
Come sei riuscito a spiegare le tue intenzioni e ci sono state difficoltà nel progetto estetico che si adattasse alla tua vita?
VC I ragazzi di Studio Sound Service sono stati molto attenti alle mie esigenze tanto che non ho dovuto praticamente rivedere nulla del primo progetto che mi hanno mandato, dopo le mille domande esplorative che mi avevano fatto. L’idea era quella di sfruttare il piano di sotto di casa mia, un trilocale di ca 75mq dove in origine c’era il garage, cantina e una camera da letto (dove avevo in origine il mio project studio), e di trasformarlo completamente in studio di registrazione, sfruttando il fatto che essendo la casa isolata (e vivendo io al piano di sopra) non c’era bisogno di insonorizzare per l’esterno. I ragazzi di Arte Acustica hanno poi messo in opera il progetto, riprogettando gli ambienti, e creando una sorta di seconda casa (dove vivo per il 90% del tempo!). Il progetto ha una concezione moderna, ma ha parquet, divani e poltrone comode, e una grande finestra sulla natura. Mi sento ancora a casa quando varco le porte dello studio. Certo, una casa ottimamente insonorizzata!
LP Le room per la ripresa sono dei gioielli di acustica ed estetica. Mi sembra quasi che questi ambienti abbiano un peso quasi più alto della regia. Come interagisce con la regia quando ti riprendi? Cosa utilizzi per il controllo remoto?
VC Tutte tre le stanze sono ottimamente insonorizzate, quindi nella maggior parte dei casi (quando registro basso, chitarre e tastiere) registro tutto in regia. Se devo autoregistrarmi batteria o pianoforte a coda, il controllo remoto più semplice che conosco è…il computer portatile, collegato alla stressa scheda dello studio, così da avere una completa portabilità tra il computer fisso in regia, e quello portatile nelle varie room, ovviamente collegati in rete.
LP Come in molti studi recenti, l'outboard è essenziale e di alta qualità. Ho trovato molto interessante la scelta di Burl come convertitore: quando lo usi e quanto sfrutti i suoi trasformatori in ingresso?
VC In generale la mia idea era di avere due canali super. Quindi tre o quattro ottimi pre, se ottimi microfoni, e un convertitore AD due canali. Perché, per il lavoro che faccio, la maggior parte delle volte utilizzo al massimo due canali in ingresso. Mixando poi ITB non ho la necessità di ritornare sul convertitore. Il Burl è sempre usato in ingresso, ogni volta che registro una traccia audio. Quando registro più canali, ho comunque un paio di schede Universal Audio che hanno convertitori A/D che mi piacciono molto.
LP Da quando hai integrato lo studio, com'è cambiato il tuo modo di lavorare? Hai scoperto nuovi modi di creare che prima non sapevi?
VC Ho scoperto più libertà creativa e più duttilità nell’atto creativo. Avere una casa studio, ottimamente fornita e microfonata, ti permette di registrare qualsiasi spunto quando accade, svegliarti alle due di notte con un’idea ed andarla a registrare. Fare una passeggiata, tornare a casa ed essere subito pronto per dare spazio alle melodie che ti possano venire. Molto poco romanticamente, correre giù per le scale in mutande ad una qualsiasi ora per dare forma al tuo pensiero.
LP Qual è l'espressione che incontri quando i musicisti o gli addetti ai lavoro scoprono il tuo studio? E' stato un investimento che ha prodotto anche nuovi lavori prima non possibili?
VC Sì, il nuovo studio mi ha senz’altro portato nuovi lavori. Di norma la sensazione che prova una persona quando entra è: “cavolo, ma qui in questo posto c’è uno studio?” Perché appena entra vede una casa di campagna immersa nella natura, senza campanelli o senza indicazioni di sorta.
Poi, una volta entrata, ogni persona apprezza il mix tra sentirsi a casa e le tecnologie presenti in studio, con la natura fuori e uno studio impeccabile dentro!
LP Pur essendo isolato dalla città, il tuo studio è inserito nel mondo online che ha cambiato il modo di lavorare. Di cosa non puoi più fare a meno di Internet e cosa eviti?
VC Il fatto che tramite le connessioni veloci si possa interagire in poco tempo virtualmente con gli studi di tutto il mondo ha aiutato molto la scelta di isolarmi fisicamente costruendo uno studio in campagna. Il fattore umano comunque è per me ancora fondamentale, la maggior parte delle idee e delle collaborazioni nasce da una scintilla umana, fatta ancora di scambi di pelle e di sensazioni in presenza, diciamo. Poi, certamente, molto lavoro può essere svolto on-line e Internet in questo caso ha migliorato incredibilmente le cose, come il digitale in genere.
Sono un normale fruitore del mondo di Internet, ho i social, li frequento normalmente, e penso che la tecnologia sia un arma incredibilmente utile per tantissime cose, così come può però essere molto nociva. Come dicevamo prima, il fattore umano è ancora fondamentale, per me lo è tantissimo. Quindi ad un certo punto la vita reale dev’essere spesa confrontandosi fisicamente, cercando di esplorare luoghi, persone, sensazioni ed emozioni in maniera reale. I social tendono a distorcere un po’ la realtà, ma non è il social in sé, è l’uso che ne facciamo. Arriva comunque il momento della Musica, nel quale si spegne tutto, si preme Rec, le mani cominciano a muoversi, i pensieri a roteare e a viaggiare, e l’anima come una spugna raccoglie tutto, sente tutto, e traduce l’emozione in suono. E lì, non c’è social che tenga.














