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Editoriale #3: audio immersivo e interattivo


L’argomento hot del momento,nel settore dell’intrattenimento multimediale ma anche nei campi di ricerca e sviluppo, è l’audio immersivo. Non è una coincidenza il fatto di avere uno speciale sull’uso avanzato della nota tecnica binaurale, che torna prepotentemente di moda grazie all’ascolto con auricolare di miliardi di persone, e il test di Waves NX, un plug-in che modi ca il suono seguendo letteralmente il movimento della testa con una telecamera. Meno uf ciali, e ancora in forma di prototipi, stanno crescendo sistemi che integrano smartphone e sistemi come Oculus Rift. In tutti i casi di audio immersivo, l’esperienza deve essere legata anche alla vista, pena la perdita di emozione e di percezione del suono 3D. Il mondo dei videogame sembra quello più pro cuo per queste esperienze, ma anche il semplice ascolto binaurale da smartphone potrebbe portare a nuovi mercati, per ora inesplorati, ponendo nuove s de alla produzione musicale.

Il periodo che stiamo vivendo è particolarmente uido in termini di interattività: se prima c’era un keyboard controller, oggi ci sono i controller Roli che fanno sembrare improvvisamente limitate, in espressione musicale, le centinaia di library disponibili. I sound designer hanno a disposizione nuovi modi di interagire con il suono: l’ago della bilancia tra ricerca sonora ed esecuzione musicale, dopo anni dominati dalla sintesi e dal puro timbro, si sta spostando velocemente verso l’esecuzione e l’espressività musicale, come da anni non si vedeva.

Yamaha Montage è l’esempio più eclatante di come il sintetizzatore digitale si trasformerà sempre più in una macchina interattiva con la volontà dell’esecutore, e non solo generatore di timbri inediti. Se, parallelamente, pensiamo al successo dei modulari, dove l’interazione tra i controller e i moduli è la quintessenza stessa della genesi del timbro, sembra facile concludere che gli anni di abuso di droghe tecnologiche si stiano placando, a favore di un maggior controllo, da parte del musicista, sul suono. Rimane indietro, in questa visione, il mondo della produzione in studio, dove l’outboard analogico tende a essere sempre troppo simile al già visto e sentito. Ci pensa il software, per fortuna, a fornire elementi inediti e sperimentali per chi produce musica. L’analogico in studio non tramonterà mai, anche per ragioni di suono, ma per chi vuole essere un passo avanti nel futuro la risposta oggi passa ormai sempre dal software.

 

Luca Pilla

luca.pilla@audiofader.it

 

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