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To Mix Or Not To Mix: the analog dream


Uno degli argomenti evergreen dell’audio: è meglio missare in the box o out of the box?

 

È inutile: la comunità resterà sempre divisa, fra sostenitori dell’impossibilità del mix di un certo livello ITB e conseguente approccio all’utilizzo di mixer e diverso outboard e sostenitori del mix ITB che guardano l’altra fazione come nostalgici e incapaci di rendersi conto che la tecnologia può tranquillamente sostituire tutto l’analogico. Dico tutto ciò con ironia, perché ho da sempre sostenuto che ogni fonico/produttore debba esprimersi con i ferri del mestiere che sono un tramite della propria creatività, e non lasciare alla tecnologia analogica o digitale il compito di sostituire la creatività. Qual è il quadro sui due fronti attualmente? E quali sono i fattori da considerare sia tecnicamente che economicamente?

 

Considerazioni

L’evoluzione dei plug-in è costante con conseguenti emulazioni dei comportamenti reali sempre migliori; dall’altra parte troviamo l’hardware reale con il suo suono autentico (anche se in molti casi, ultimamente, assistiamo alla proliferazione delle emulazioni anche nel mondo hardware). La qualità della somma digitale negli ultimi anni è migliorata notevolmente, la dinamica è enorme, si riesce tranquillamente a creare mix di notevole complessità conservando dettaglio, profondità e immagine stereo: al giorno d’oggi, scegliere di usare ancora una somma analogica deve avere il suo senso e non può essere una scelta dettata unicamente nel nome del risparmio. Lavorare in analogico, timbricamente, ha assolutamente ancora senso ma da una parte i costi, dall’altra la non praticità di un setup del genere sono dei fattori che più che mai devono essere considerati oggigiorno, dove i budget di produzione si riducono costantemente e dove i mix vengono più volte modificati nel corso della produzione (spesso per lievissime variazioni che nell’era del total recall finalmente si possono fare!). Se si utilizza ad esempio Pro Tools con una perfetta gain structure, decidere di uscire in analogico per sommare il nostro mix ha ancora senso, ma solo se useremo convertitori eccellenti, una somma analogica caratterizzante e outboard di qualità molto alta (senza tralasciare la qualità dei cablaggi). Il solo costo della conversione multipla in output ha il potere di impattare pesantemente, ed è solo l’inizio. L’hardware di qualità resterà sempre non emulabile o emulabile solo in parte, ma deve essere di qualità effettiva. Se si utilizza un hardware clone è probabile che il plug-in clone sia per molti versi superiore dell’hardware clone stesso (comparato all’hardware originale). Se si utilizza un sommatore con limitate caratteristiche armoniche, o lo si usa sollecitando in modo non deciso il suo carattere (che poi magari non ha), è inevitabile che il suono sommato in analogico sia pressoché simile (o anche peggio) a quello sommato ITB. Il mondo dei sommatori è zeppo di alternative, ma sono pochi quelli in grado di avere un perché e dare un reale valore aggiunto alla somma ITB. La somma ITB è spesso criticata; dall’altra parte nel mondo ci sono innumerevoli esempi di top engineer che missano esclusivamente ITB con risultati di eccellenza assoluta, un esempio è Tchad Blake fra i primi a essere passato totalmente ITB già diversi anni fa e il cui suono è ben lontano dall’essere digitale; il trend degli engineer che si stanno convertendo totalmente ITB è in rapida crescita. Di mezzo c’è da dire che esiste anche una nutrita schiera degli utilizzatori di setup ibridi (fra cui ci sono anche io) che cercano di scolpire il proprio suono usando le peculiarità dei due diversi mondi. Quello che fa la differenza, per fortuna, alla fine è sempre l’uomo: attualmente le scelte da fare a mio giudizio sono dettate principalmente dalla praticità e dal reale utilizzo. I flussi di lavoro attuali in studio sono notevolmente cambiati, succede spessissimo di fare correzioni dell’ultimo minuto e di passare fra un pezzo e l’altro o anche fra progetti diversi nello stesso giorno; in uno scenario del genere, il fascino degli studi con tanto hardware è facile capire che possa tramutarsi in un reale incubo e, se l’utilizzo dell’hardware per cercare di migliorare la nostra somma ITB genera solo un piccolissimo o impercettibile valore aggiunto, è probabile che quel valore aggiunto sia raggiungibile anche totalmente ITB (o con un piccolo sforzo in più con setup ibridi).

 

Un dibattito sempre aperto

Il dibattito resterà sempre aperto come è giusto che sia e rappresenta anche il bello di un lavoro come quello del sound engineer che è molto artigianale ed è giusto che si possa fare in mille modi; credo allo stesso tempo che non bisogna essere categorici nel definire il solo modo di realizzare un mix e che, per un giovane che sia affaccia al mondo del mixing, possa essere molto più utile investire in didattica, esperienze in studio (magari anche all’estero) invece che spendere i propri risparmi in hardware di bassa qualità solo per illudersi di aver aggiunto un tocco di reale colore analogico al proprio suono.

Allegati

FileDescrizione
pdf To mix or not to mix

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